Ricordiamo la definizioni del termine videopoesia da parte del poeta canadese Tom Konyves autore del manifesto pubblicato nel 2011, il quale afferma che “la videopoesia è un genere di poesia visualizzato su uno schermo, contraddistinto dalla giustapposizione delle immagini, con testo e suono, una forma poetica che nasce dell'interrelazione tra il linguaggio verbale, musicale e iconografico”.
Ricordiamo Gianni Toti inventore della poetronica, parleremo di Gianni Toti e della Casa Totiana, di Tom Konyves, della videopoesia oggi e della sua evoluzione, nella sezione dedicata alla "Storia della videopoesia".
La videopoesia nasce dalla trasfigurazione di un testo poetico in opera multisensoriale unendo cioè vari elementi obbligatori che la caratterizzano, come le immagini, la recitazione del testo poetico, la musica, ed altri elementi facoltativi come suoni, effetti sonori e compositing.
Quello che viene definito come opere multimediali rappresenta l'insieme di tutte queste categorie (videopoesia inclusa); è necessario quindi definire per ogni categoria parametri di valutazione univoci e universalmente validi; per questo motivo l'insieme delle opere multimediali devono essere suddivise in varie sezioni indipendenti tra loro: CORTOMETRAGGI (o SHORT FILM), CORTI NARRATIVI, VIDEOCLIP, CANZONI, VIDEOPOESIE, BOOKTRAILER, SPOKEN MUSIC/SPOKEN WORD (TIPICO DEI POETRY SLAM), PERFORMANCE TEATRALI, etc...
Se in un concorso tutte le categorie prima citate confluissero in un'unica categoria di opere multimediali, sarebbe come pensare di unire in un'unica categoria per esempio poesia in lingua italiana, racconto breve, vernacolo e haiku, che ben sappiamo appartengono a sezioni ben distinte poichè le metodologie e i parametri di valutazione sono diversi e ben definiti.
Partendo dal fatto che un’opera è videopoesia se è presente un testo poetico (no poesia prosastica, prosa, monologhi, dialoghi), la definizione di videopoesia secondo il M.A.V. è la trasfigurazione di un testo poetico in un video della lunghezza minima di 1'30" a un massimo di 4' compresi titoli di apertura e coda, unendo vari elementi (stratificazioni) obbligatori ed altri facoltativi che la caratterizzano.
Per quanto attiene la durata, abbiamo stabilito questi tempi in quanto la videopoesia vede le sue origini nei videoclip musicali, i quali duravano quanto un vecchio 45 giri e cioè in media 3 minuti e sebbene i 45 giri non esistano più, i videoclip continuano a seguire il medesimo format.
Era inoltre necessario stabilire una durata che differenziasse in modo netto la videopoesia dai "cortometraggi" e quindi abbiamo scelto dei parametri, che rispondessero ad entrambi i requisiti.
Tra i canoni distintivi obbligatori sono il testo visuale cioè le immagini (catturate o trovate), il testo sonoro cioè la declamazione del testo poetico (non recitata secondo uno schema narrativo, es. spoken word o narrata come monologo), la musica, ed altri elementi facoltativi come suoni, effetti sonori, testo cinetico (testo poetico fisso o in movimento) e compositing (combinazione di elementi visivi provenienti da fonti separate).
E’ ammessa inoltre come elemento facoltativo anche un’eventuale parte performativa (immagine del poeta che declama e appare sullo schermo) della durata non superiore al 10% dell’intera opera compresi titoli di apertura e coda.
Nella videopoesia la struttura poetica è fondamentale, dal punto di vista contenutistico il testo visuale (le immagini) sono da supporto alla struttura dell'opera dove la declamazione del testo poetico è una delle linee portanti.
Ricordiamo Gianni Toti inventore della poetronica, parleremo di Gianni Toti e della Casa Totiana, di Tom Konyves, della videopoesia oggi e della sua evoluzione, nella sezione dedicata alla "Storia della videopoesia".
La videopoesia nasce dalla trasfigurazione di un testo poetico in opera multisensoriale unendo cioè vari elementi obbligatori che la caratterizzano, come le immagini, la recitazione del testo poetico, la musica, ed altri elementi facoltativi come suoni, effetti sonori e compositing.
Quello che viene definito come opere multimediali rappresenta l'insieme di tutte queste categorie (videopoesia inclusa); è necessario quindi definire per ogni categoria parametri di valutazione univoci e universalmente validi; per questo motivo l'insieme delle opere multimediali devono essere suddivise in varie sezioni indipendenti tra loro: CORTOMETRAGGI (o SHORT FILM), CORTI NARRATIVI, VIDEOCLIP, CANZONI, VIDEOPOESIE, BOOKTRAILER, SPOKEN MUSIC/SPOKEN WORD (TIPICO DEI POETRY SLAM), PERFORMANCE TEATRALI, etc...
Se in un concorso tutte le categorie prima citate confluissero in un'unica categoria di opere multimediali, sarebbe come pensare di unire in un'unica categoria per esempio poesia in lingua italiana, racconto breve, vernacolo e haiku, che ben sappiamo appartengono a sezioni ben distinte poichè le metodologie e i parametri di valutazione sono diversi e ben definiti.
Partendo dal fatto che un’opera è videopoesia se è presente un testo poetico (no poesia prosastica, prosa, monologhi, dialoghi), la definizione di videopoesia secondo il M.A.V. è la trasfigurazione di un testo poetico in un video della lunghezza minima di 1'30" a un massimo di 4' compresi titoli di apertura e coda, unendo vari elementi (stratificazioni) obbligatori ed altri facoltativi che la caratterizzano.
Per quanto attiene la durata, abbiamo stabilito questi tempi in quanto la videopoesia vede le sue origini nei videoclip musicali, i quali duravano quanto un vecchio 45 giri e cioè in media 3 minuti e sebbene i 45 giri non esistano più, i videoclip continuano a seguire il medesimo format.
Era inoltre necessario stabilire una durata che differenziasse in modo netto la videopoesia dai "cortometraggi" e quindi abbiamo scelto dei parametri, che rispondessero ad entrambi i requisiti.
Tra i canoni distintivi obbligatori sono il testo visuale cioè le immagini (catturate o trovate), il testo sonoro cioè la declamazione del testo poetico (non recitata secondo uno schema narrativo, es. spoken word o narrata come monologo), la musica, ed altri elementi facoltativi come suoni, effetti sonori, testo cinetico (testo poetico fisso o in movimento) e compositing (combinazione di elementi visivi provenienti da fonti separate).
E’ ammessa inoltre come elemento facoltativo anche un’eventuale parte performativa (immagine del poeta che declama e appare sullo schermo) della durata non superiore al 10% dell’intera opera compresi titoli di apertura e coda.
Nella videopoesia la struttura poetica è fondamentale, dal punto di vista contenutistico il testo visuale (le immagini) sono da supporto alla struttura dell'opera dove la declamazione del testo poetico è una delle linee portanti.